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9 aprile 2010

Ieri sera, tra uno scroscio d’acqua e l’altro, eravamo arrivati a Tulcàn, ancora in Ecuador ma sul confine con la Colombia.

Trovato l’albergo e mangiato un “Caldo de pollo” (brodo di gallina), che ultimamente Nini comincia ad apprezzare, abbiamo tentato un giretto digestivo per le vie del borgo. Niente, tutto chiuso!! E allora a letto presto.

Questa mattina, riassettato il bagaglio sulle moto, controllato olio e liquido refrigerante, spennellata una buona dose di grasso sulla catena, siamo partiti alla volta del confine.

Come sempre mancano le indicazioni. Il GPS di Nini non è dotato di mappe per quest’area e pertanto bisogna chiedere. Sono tutti gentili e vogliono spiegare nel dettaglio, paese per paese, tutto il percorso. Naturalmente dopo il secondo nome già non ricordo più il primo, ma per cortesia aspetto che terminino la sequela di dati.

Molto spesso gli anziani, specialmente le donne, ci salutano con un “feliz viaje” oppure con “que le vaja bien” o più semplicemente con “suerte amigo” che fa sempre piacere.

In frontiera c’è fila e perdiamo più di un’ora.
Conosciamo due motociclisti americani che viaggiano in senso inverso. Uno dei due è musone e saluta appena. L’altro, più giovane, è invece cordiale e simpatico. In attesa davanti allo sportello della dogana riusciamo a trovare tutto il tempo che ci serve per scambiarci reciproche informazioni sui paesi appena visitati. Loro sono in viaggio da due mesi e procedono lentamente, visitando bene il paese e fermandosi spesso, come si dovrebbe fare.

Alla fine varchiamo il confine che sono le 12,30. La città in cui ci siamo prefissati di arrivare in serata si chiama Popayan e dista cinque o sei ore di strada (i chilometri qui non li usa nessuno). Tratta di lunghezza ideale per arrivarci prima di notte. Mi dicono inoltre che la città è storicamente interessante e la cosa non guasta.

Procediamo spediti ma ci dobbiamo presto fermare per indossare la tuta da pioggia. Appena in tempo, dopodichè arriva il diluvio.
Procediamo lentamente ma bene. Io sono davanti e Nini mi segue. Va stranamente lento ma lo tengo d’occhio nello specchietto. Lo distanzio e rallento, poi rivedo il suo faro in distanza e riprendo. La pioggia cessa e mi aspetto di vedere Nini dietro a me, ma non arriva. Rallento ed infine mi fermo.

Sopraggiunge il faro ma……….non è la moto di Nini. La strada appena percorsa è coperta da pietre e detriti caduti dalla montagna e mi preoccupo.
Inverto la marcia e ripercorro lentamente una decina di chilometri a ritroso. Mi sembra impossibile. Temo di non averlo notato passando tra i paesi, magari fermo a lato strada, nascosto da un camion o un pullman. Che fare, continuare o tornare indietro?
Continuo e finalmente, sull’altro lato, vedo da lontano il colore arancione della sua tuta da pioggia. Mi avvicino, inverto la marcia e mi fermo vicino a lui. Mi guarda sconsolato. Alza gli occhi al cielo e sbotta: “Il cambio! Si dev’essere rotto qualcosa nel cambio. Le marce entrano ma la moto non ingrana”.


Le nostre moto sono affiancate, in un piccolo spiazzo a bordo strada, davanti ad un negozietto che vende alimenti. Nini ha già chiesto informazioni per un meccanico. Non resta che aspettare.

Piove ancora, ci rifugiamo all’interno del negozietto dove c’è un tavolo con due sedie. Mangiamo delle gallette salate con una bibita ed aspettiamo. Esce il sole. Le nostre cose, caschi, zaini e guanti sono su una panchetta sotto allo sporto del tetto. Mi siedo anch’io li, mentre Nini cammina avanti e indietro. Il meccanico non arriva. “É normale – dico a Nini – non ci siamo solo noi, avrà le sue cose da fare, aspettiamo con calma”.

Mentre son lì a non fare niente, scorro con lo sguardo le moto. Vedo e non vedo un particolare strano sulla KTM. Mi aggiusto gli occhiali. Mah, eppure….
Mi alzo, mi avvicino e mi chino per osservare meglio il retrotreno. La corona dentata mi appare in tutta la sua bellezza, nuda e cruda. Ma non manca qualcosa? Dov’è finita la catena? “Nini, Nini – chiamo con voce eccitata – non hai rotto il cambio, forse dovresti dare un’occhiata alla catena!!!”. Mi guarda ma non capisce. Si avvicina alla moto, si abbassa e finalmente anche per lui diventa tutto chiaro. Ha perso la catena. Ecco perchè le marce ingranano ma la moto non risponde.
Ora tutto appare più chiaro ed anche il problema si presenta sotto un’altra luce. La catena non puo’ che essere lì, a pochi metri di distanza, sulla strada. Ed è infatti a meno di cento metri da noi, nella cunetta.

Recuperata la catena, non rimane che ripararla con l’ausilio dei pezzi di ricambio che abbiamo con noi. Nini estrae il suo kit ma la falsa maglia non è quella giusta. La mia catena è di una misura più grande e così i miei ricambi.

Il meccanico esegue allora un doppio trapianto, previo piccolo intervento di chirurgia meccanica e con tutti i pezzetti a disposizione rimette insieme la catena.

Bene, molto bene. Siamo pronti a ripartire ma ormai sono le tre e mezza. Troppo tardi per arrivare alla meta prefissata. Mancano infatti dalle 4 alle 6 ore di viaggio, mentre le ore di luce sono meno di tre.

Decidiamo cosi di fermarci al primo paese. Reindossiamo le tute antipioggia e partiamo sotto al diluvio che ricomincia. La visibilità scende, la visiera si appanna. Cosi non si fa strada. Da domani dovremo partire la mattina presto perchè qui, di pomeriggio e di sera, piove sempre.

Per Bogotà mancano 970 chilometri, un passo a 4150 metri ed un milione di curve………….


Download itinerario del 9 aprile 2010 >> (per visualizzare il tour è necessario Google Earth)


Tutti gli itinerari >>


5 Commenti a “9 aprile 2010”

  • Ricardo Atacama:

    Ugo e Nini
    Mandem noticias
    Ja são 6 dias sem comunicaçã0
    Estou preocupado.
    Aguardo
    Suerte
    Ricardo Atacama

  • giuseppe,moto gp:

    noto che la ktm non ha un bel periodo. A mio avviso,e vi parlo da meccannico,è un po stanca di essere cosi caricata come un mulo, la dovresti per un giorno liberare dai bagagli e farli fare unn po di mulattiera cosi che possa ritrovare la sua vera identita!!! scherzi a parte,continuate cosi e buon divertimento

  • Ricardo Atacama:

    Nini
    Novamente vejo no seu rosto a expressão de inconformado. Mas nao se deixe abalar, esta Expedição e muito longa e as estradas são muito difíceis então é normal que as motos tenham algumas manutenções. Lembrar os problemas que Ugo teve com sua Africa Twin quando nos conhecemos. O importante é supera-los. E isso voces sabem fazer com maestria !!!
    Observei que o pneu na sua KTM é mais “on road” e deverá durar mais do que os pneus taco(Karoo).
    Ontem eu, Renato e mais 18 motos fizemos mais um “Iron Butt” de 1.635 Km em 18 horas. Vai haver uma reportagem na Revista MotoAdventure sobre esta Prova que foi realizada pela Motoatacama, é o marketing do “RAPOSA” …. ahahaha !
    Tenho muitas saudades dos 15 dias que viajamos juntos. Espero ter a oportunidade de outras viagens com voces em outra ocasião. Quem sabe, aqui no Brasil ou na Itália…
    Ugo
    Abrir o “Lastranacoppia” ja se tornou um hábito para mim, e sempre fico curioso para ver onde voces estão, ver as fotos e os relatos que voce escreve como um poeta, um trovador …
    Bem, agora vão se despedir da América do Sul, e tenho certeza de vai deixar muitas e boas recordações, e amigos também.
    Prontos para mais uma aventura na América Central…
    Aproveitem e “Saludos”
    Ricardo Atacama

  • jary:

    siete pazzeschi!!!! complimenti! ciao!! ancora buon viaggio!!!

  • L&D:

    Buonasera!!!!!!!!!!
    Certo che voi ,senza dubbio, avete “UNA MARCIA IN PIU’” nel trovare e risolvere i problemi contingenti!!!!!Bravi e complimenti.
    Auguri di buon proseguimento e all’occhio per tutto
    Ciao L & D

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