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Itinerario del 30 marzo 2010

Itinerario del 30 marzo 2010

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30 marzo 2010

Ieri ci è andata proprio bene. Ci siamo fermati appena in tempo a Chalhuanca, stanotte è piovuto molto. Ma stamattina il cielo è di un blu intenso, con nemmeno una nube. Io ho fatto una buona dormita. A Nini non ho avuto il coraggio di chiedere… Paghiamo i 45 Sol (12 euro) per l’ottimo (?) alloggio e partiamo.

Già ieri sera negli ultimi 100 km la strada era molto scorrevole e ben fatta. Oggi continuiamo su una carreggiata perfetta con curve ben fatte. Divertente, se non fosse per lo sbilanciamento del carico, sarebbe una strada da sballo. Nemmeno un tratto di 100 metri diritto. Tutta una curva.

Saliamo e ci troviamo presto oltre i 4000 m slm. Le valli che percorriamo sono di una bellezza selvaggia, con forre e dirupi che sembrano tagliati con il coltello. I torrenti che costeggiano la strada sono carichi d’acqua e ruggiscono furiosi. Saliamo ancora e raggiungiamo più volte i 4200 metri con una punta massima di 4560.

L’altipiano su cui ci troviamo è immenso, un’immensa pietraia ricoperta parzialmente da bassi ciuffi d’erba. Qui, a 4500 metri, ci sono dei villaggi. Ogni pochi chilometri c’è un insediamento umano e ovunque si giri lo sguardo ci sono greggi di lama e alpaca al pascolo. Hanno il vello molto lungo, dev’essere vicina la stagione della tosatura. I piccoli di alpaca sono bellissimi e quando ci sentono fuggono in cerca di protezione.

Quando ci fermiamo per scattare delle fotografie e spegnamo le moto, il silenzio ci coglie di sorpresa. Qui tutto è fermo immobile, come sospeso nel tempo e nello spazio.
Le formazioni rocciose sono imponenti e bianche nubi invadono il cielo.  Davanti a noi ora volteggiano dei condors. Sono i primi che vediamo ed il loro volo senza battito d’ali mi ricorda l’altra mia passione, il volo in aliante. A questa quota, con quest’aria cristallina, questo silenzio, mi sembra d’essere in volo sopra le cime dolomitiche, tra i batuffoli bianchi dei cumuli. A questa quota però, quando volo, utilizzo l’ossigeno. Anche qui, ora, sarebbe molto utile. Basta un movimento fuori dal normale per sentire la respirazione che accelera e la testa pesante.

Continuiamo a salire oltre i 4000 e poi a scendere nelle valli. La strada è perfetta ed il servizio di manutenzione eccellente. Già stamattina tutti i sassi trascinati in strada dall’acqua della notte, erano stati rimossi. Gli altipiani sono verdi ma l’erba è rada e corta. Quando scendiamo anche poco di quota subito i cespugli si fanno più grandi ed iniziano a vedersi cactus ed altre piante grasse.
Sui 3500 metri ci sono i fichi d’india e le agavi. Poco più sotto ho visto dei banani.

A quattromila metri l’aria è frizzante ma appena imbocchiamo la discesa, subito si riscalda. Ci capita spesso di dover rallentare ed addirittura fermare le moto perchè qualche mucca sta pascolando a centro strada. Sull’ultimo passo è stato istituito un parco nazionale ed incrociamo branchi enormi di vigogna liberi al pascolo.

Negli ultimi 100 chilometri il paesaggio cambia improvvisamente e drammaticamente. Dopo giorni di valli e montagne verdi, ci troviamo precipitati in un panorama assolutamente brullo e sterile. Nemmeno un filo d’erba, nemmeno una pianta. Tutto è grigio o marrone chiaro. Solo sassi e terra. E la strada segue tutti i meandri della montagna, fino a Nazca.


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Itinerario del 29 marzo 2010

Itinerario del 29 marzo 2010

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29 marzo 2010

Ormai è deciso, partiremo verso mezzogiorno. Trascorriamo la mattinata visitando musei e le vie cittadine di maggior interesse.
Cusco (qui la ciamano così e non Cuzco) è davvero carina. Forse la cittadina più ricca d’interesse tra quelle finora visitate. É ben tenuta e l’impianto urbanistico ha mantenuto l’originale impronta Inca. I Conquistadores hanno distrutto l’antica città col ferro e con il fuoco ma le fondamenta sono rimaste e su quelle hanno edificato palazzi e chiese.

A Cuzco non mancano certo le banche. Ce ne sono ogni pochi metri e così pure le botteghe di cambio valute. É chiaro come tutta l’economia della città sia strutturata sul turismo. É altrettanto chiaro come l’attuale politica del governo e della città stiano malamente gestendo questa risorsa in quanto la politica attuale sembra sia quella del mordi e fuggi. I prezzi sono alle stelle ma non è così che si pianifica uno sviluppo intelligente.

Partiamo. La moto ha il grande vantaggio di consentire un contatto diretto con quanto ti circonda. Si sentono i profumi dell’aria, come quando ieri, passando entro un boschetto di eucalipti, se ne è percepito l’aroma. Si sentono però anche i cattivi odori, che qui non mancano.

La strada sembra essere il luogo ideale per allevare il bestiame. Sulle scarpate, infatti, pascolano mucche, cavalli, asini, pecore e maiali. Più o meno liberi o legati ad una corda ma comunque a ridosso della carreggiata. I cani poi, sono numerosissimi e molti rimangono inevitabilmente travolti dai camion.
La strada si arrampica a mezza costa, sulle scarpate dei monti che circondano l città. Guardo con preoccupazione come abbiano costruito selvaggiamente, accatastando una sull’altra abitazioni che non reggeranno in caso di piogge intense. Il terreno è assolutamente instabile e rischia di smottare a valle alla prima pioggia. Per evitare ciò, gli abitanti tentano disperatamente di impedire all’acqua di raggiungere il terreno su cui insiste la loro casa e lo coprono con nylon azzurri che creano un grottesco effetto visivo. Spero non succeda, ma temo sarà inevitabile che tutto, prima o poi, frani a valle. Irresponsabili le autorità, che permetto ciò, ma tant’è, in Italia non siamo da meno.

Dopo mezz’ora stiamo per entrare sotto ad un temporale violento. Ci fermiamo all’asciutto per indossare la tuta da pioggia. Con tutto quello che già abbiamo addosso, l’operazione è lunga e complicata. Io alla fine sembro l’Omino Michelin… Entriamo subito sotto ad un violento scroscio di temporale ma dura poco.

Da questo momento percorreremo altri 200 km, imbottiti come cotechini, senza più trovare pioggia. Le salite (due valichi sui 4000 m), le curve continue ed il caldo, ci esauriscono ogni energia. Non si fa strada!! La statale non è fatta per correre. Attraversa cittadine, guada fiumiciattoli, devia continuamente a causa di lavori in corso. Il tempo passa ma non si avanza. Ormai è chiaro che per stasera non arriveremo a Nazca.

Qui comincia a far buio molto presto. Alle sei e mezza il sole già non c’è più e nelle parti in ombra si fatica a vedere la strada. Davanti a noi un’unica cittadina prima di Nazca, trecento cinquanta km più avanti. É notte, sta per scatenarsi il finimondo proprio davanti a noi. Le prime gocce già cadono quando entriamo nel pueblo.
Ci fermiamo al primo hotel di cui riusciamo a vedere la scritta. Lo sguardo di Nini, già dietro al casco mi appare disperato. Tenta una sortita attraverso il paese per verificare l’eventuale esistenza di altri hotel. Io presidio questo, non è l’Hilton ma porta pur sempre un nome altisonante, è l’Hotel Plaza.

La pioggia rinforza e Nini torna senza aver individuato nulla. Portiamo le moto nella “cochera” (garage) dell’albergo (un cortile) e saliamo per registrarci. Nini è traumatizzato e mi annuncia che lui su quel letto non dormirà. Io accetto di buon cuore.. a me non fa nessun effetto. Mi spoglio ed entro sotto una bella doccia calda che mi ristora.
Dopo una mezz’oretta trovo Nini al ristorante (?): non si è cambiato e vorrebbe proseguire… ma per me è troppo rischioso mettersi in strada di notte e sotto la pioggia. Avevamo infatti avuto modo di vedere molti sassi caduti in carreggiata dalle scarpate laterali e le modalità con cui qui fanno le segnalazioni dei lavori di riparazione stradale: mettono delle belle pietrone, anche in centro strada, per impedire il transito sulle riparazioni effettuate di fresco. Di notte è molto difficile vederle. Se poi piove….
Alla fine rimaniamo. Dopo cena, ci prendiamo una mezza bottiglia di Pisco, la grappa locale, e dopo un paio di bicchierozzi vedo tornare il sorriso sulle labbra di Nini!
Facciamo due passi ed è per me la prima volta, dopo un mese, che finalmente entro in serio contatto con gli indigeni. Era ciò che cercavo e a me non dispiace. L’opinione di Nini non coincide con la mia ma d’altra parte c’è un motivo se siamo “lastranacoppia.com”……………….!


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Chinchero – Moray – Ollantaytambo



Itinerario del 28 marzo 2010

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28 marzo 2010

Niente da fare. Alle 7 di mattina sono in stazione per informarmi ed eventualmente prenotare il viaggio in treno per domani. La biglietteria è già gremita di gente. Sono tutti rappresentanti di agenzie locali che cercano di accapparrarsi i biglietti.
Mi informo da un’agente. Il costo del biglietto più economico è di 34 dollari per l’andata, 34 dollari per il ritorno, 14 dollari per il bus da Agua Caliente, posta ai piedi di Macchu Picchu, fino alla cittadella, 40 dollari per accedere al sito. Partenza alle 6 di mattina e rientro alle 19.30. Sarebbe consigliabile però partire alla sera e pernottare in zona.
Prezzo esoso ma tant’è, ci si va una volta nella vita. E invece non è proprio così. Vengo a sapere che il treno ci sarebbe domani ma il sito di Macchu Picchu verrà aperto solamente il primo di aprile. Bello scherzo no? Si tratterebbe di rimanere in zona per cinque giorni. Purtroppo il nostro programma di viaggio è un po’ tiranno, soprattutto con Nini.

Stanotte c’è stata una festa di matrimonio, qui in hotel o nei locali adiacenti, ed hanno suonato e cantato fino alle 4 di stamattina. La faccia di Nini, che trovo al rientro dalla stazione, è molto eloquente. Non ha chiuso occhio per tutta la notte. Lo invito pertanto a riposare fino a mezzogiorno e mi informo su ipotesi alternative per visitare qualche sito archeologico.
Combiniamo, con l’assistenza del portiere dell’hotel ed alle 13 partiamo con un taxi per compiere un tour che ci porta a visitare la cittadella di Chinchero, dove la domenica si svolge un mercato molto vivace e colorito, che raduna tutti i campesinos della zona.
Vediamo qualche rovina di scarsa importanza ed un villaggio spagnoleggiante fondato su antiche basi inca. Interessanti le manifestazioni in corso con tutti i partecipanti in costume tradizionale.
Proseguiamo per strade sterrate fino a raggiungere Moray, un sito molto particolare, costituito da opere di origine Inca, a forma di anfiteatro terrazzato, il cui uso si presuppone fosse quello di studiare e migliorare le coltivazioni di mais dell’epoca. A me dà vagamente la sensazione di avere qualche significato rituale.

Infine visitiamo Ollantaytambo, antico insediamento Inca, di cui mantiene le caratteristiche urbanistiche. Costruito sopra a due montagne al termine di una valle, aveva scopi di difesa con insediamenti militari, di culto ed agricoli. Le terrazze, cui si riesce facilmente ad accedere, sono in ottimo stato di conservazione. L’arrampicata che mi consentono di fare, rimette in moto le mie gambe dopo un mese di sella……….

Rientriamo a Cuzco a notte e sotto una pioggia battente ma…………siamo in auto, per fortuna. Spero che il temporale si sfoghi e che domani ritorni il sereno.


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Itinerario del 27 marzo 2010

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27 marzo 2010

Oggi giornata di trasferimento. Attraversiamo la campagna peruviana in una giornata prefestiva e c’è molto movimento.
Facciamo lo slalom tra i temporali che incupiscono il cielo e scaricano cateratte d’acqua, passando ancora una volta indenni.
Rimaniamo impressionati dalla grande quantità di toni di verde di questa campagna e di queste montagne. Dal verde brillante fino al verde marcio, le tonalità ci sono tutte.
I bambini ci salutano e noi rispondiamo sollevando la mano.
La strada è discreta e ci porta fino a quota 4338 mslm. Le moto borbottano ma non ci abbandonano.
Sui monti prospicienti le valli che stiamo percorrendo si notano i segni degli antichi terrazzamenti, parte dei quali ancora oggi coltivati. Quanta differenza con gli usi e costumi della Bolivia dove la gente mi ha dato l’impressione di subire i ritmi del tempo senza nulla tentare per modificare o migliorare la propria esistenza.
Qui, in Perù, si vede la mano dell’uomo che interagisce con il territorio. Attorno al lago Titicaca è tutto un fervore di attività e le colture sono intensive, come pure l’allevamento.
Scendendo verso Cuzco anche i villaggi e le abitazioni denotano un progresso importante. L’architettura elementare delle capanne di argilla secca e tetto di paglia, lascia il posto a casette più curate, molte delle quali con intonaco, colore e copertura in lamiera e poi, scendendo ancora di quota, ecco i primi tetti a due falde con coppi in cotto. Le case sono più grandi e molte hanno due piani.
Nelle botteghe lungo la strada, dove ci fermiamo di tanto in tanto per un caffè (che non si trova) o una bibita, vediamo sacchi di foglie di coca in vendita. L’uso della foglia è consentito e c’è tanto di tariffa ufficiale e licenza esposta. Io e Nini, per ora non ne siamo tentati.
Arriviamo a Cuzco di sera. Ci informiamo per la visita a Macchu Picchu. Il sito è ancora chiuso ma sembra che possa essere riaperto già lunedi.
Domattina alle 7 andrò in stazione per prenotare un biglietto.


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Itinerario del 26 marzo 2010

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